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Oggi si paga tutto, dal caffè al supermercato, con smartphone, smartwatch o carte di credito, ma le offerte in chiesa restano legate al contante. Un'abitudine che potrebbe cambiare: a Mestre, alcuni sacerdoti stanno valutando l’introduzione di sistemi di pagamento digitale per adeguarsi a una società sempre meno dipendente da banconote e monete.
Don Gianni Antoniazzi, parroco di Carpenedo e promotore dei “Centri don Vecchi” per anziani e bisognosi, osserva: «I tempi stanno cambiando e anche noi dobbiamo raccogliere offerte con strumenti moderni. Stiamo esplorando soluzioni come PayPal o Satispay, perché persino il bancomat sta diventando obsoleto».
Già nel 2019, la diocesi di Chioggia aveva tentato un approccio simile grazie a don Vincenzo Tosello, ora direttore dell’Ufficio dei beni culturali della diocesi. Tuttavia, il progetto, implementato in tre chiese, non ebbe successo. «Il sistema funzionava solo con i turisti – ricorda don Tosello – mentre i fedeli locali non lo utilizzavano». Problemi tecnici e scarso utilizzo portarono a sospendere l’iniziativa.
Secondo don Antoniazzi, l’abitudine al contante è in declino: «Sempre più persone escono di casa senza portafoglio, affidandosi a dispositivi digitali. Mi hanno persino detto di non accendere candele perché privi di monete, e dopo il Covid questa tendenza si è consolidata».
Per rispondere a queste nuove esigenze, una delle opzioni in valutazione è l’uso di QR code, che permetterebbero ai fedeli di donare tramite smartphone per l’offertorio o per accendere una candela. «Non siamo ancora pronti per sostituire completamente le modalità tradizionali, ma è evidente che la comunità cristiana deve dare l’esempio, anche nell’ambito della trasparenza e della tracciabilità», aggiunge il parroco.
Le parrocchie di Mestre aspettano indicazioni dal Patriarcato per decidere come procedere. Nel frattempo, l’evoluzione dei metodi di donazione pone una domanda aperta: tra dieci anni, quali saranno le nuove modalità con cui i fedeli contribuiranno alla vita della comunità? La transizione verso il digitale è inevitabile, ma richiederà strumenti semplici e condivisi, in linea con le esigenze delle chiese e delle altre realtà religiose.