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È entrato in chiesa a funzione finita, scassinando la maniglia della porta a vetri. E, probabilmente sotto effetto di stupefacenti, ha distrutto ogni cosa. Fermato dalla polizia, è svenuto in strada. Davanti alla parrocchia di San Remigio, in via Francesco Rismondo. Gli agenti delle volanti hanno cercato di rianimarlo sino all’arrivo dell’ambulanza. Trasportato alle Molinette in codice rosso, l’uomo, cinquanta anni, è morto poco dopo l’arrivo in ospedale.
Giuseppe Garofalo, una decina di pagine di precedenti penali per rapina, furto, resistenza, era appena uscito dal carcere. Così almeno si racconta nel quartiere Mirafiori nord. «Era dipendente dalla droga. Cocaina, tanta», dicono alla periferia della città. «Uscito dalla galera, era rientrato nel giro. Non riusciva a smettere».
L'uomo ha fatto irruzione nella chiesa di San Remigio. Brandendo due pezzi di legno, ha divelto il crocifisso e le panche della parrocchia. Ha lanciato per terra i libretti della funzione e distrutto l’acquasantiera. Ha afferrato e tirato al centro della navata centrale tutto ciò che ha trovato: portacandele, portaofferte. Poi si è inginocchiato ai piedi dell’altare. «Chiedo perdono, chiedo perdono» ha urlato. Qualche minuto di silenzio, prima di ricominciare a demolire ogni cosa. Il parroco, don Beppe Nota, che attendeva i giovani di ritorno dall’estate ragazzi, ha cercato di fermarlo. E ha contattato la polizia per chiedere aiuto. Gli agenti delle volanti hanno bloccato l’uomo, che ha perso i sensi. Hanno cercato di rianimarlo per una quindicina di minuti. Sul corpo, per chiarire le cause del decesso, verrà effettuata l’autopsia.