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Il titolare di un'azienda di Recanati è finito sotto inchiesta per aver organizzato un mercato sommerso di permessi di soggiorno.
Gli approfondimenti investigativi svolti dal nucleo Carabinieri ispettorato del Lavoro, hanno permesso di individuare numerose richieste di emersione presentate da un’azienda di servizi in agricoltura, con sede a Recanati, già sottoposta ad amministrazione giudiziaria per caporalato. I militari, sospettando che i molteplici contratti registrati e presentati fossero stati stipulati al fine di consentire un illecito arricchimento del datore di lavoro, hanno svolto specifici accertamenti.
I Carabinieri hanno constatato che il datore di lavoro aveva predisposto un’attività illecita del tipo mercato sommerso di permessi di soggiorno sfruttando la procedura della recente emersione. I militari hanno accertato, infatti, che tutti i cittadini stranieri, erano stati costretti a pagare la somma di 6000 euro per regolarizzare la loro posizione sul territorio nazionale. Nella fattispecie tale somma veniva consegnata, in contanti, al titolare dell’azienda che si occupava anche di formalizzare i contratti di lavoro, in alcuni casi fittizi perché gli stranieri non svolgevano alcuna attività lavorativa presso quell’azienda.
Il modus operandi ormai consolidato era noto anche fuori provincia in quanto vari stranieri, provenienti da varie zone d’Italia, si rivolgevano direttamente all’indagato, il quale stipulava con loro un formale contratto di lavoro che garantiva, dietro compenso, un posto letto all’interno di abitazioni insalubri o non agibili e utilizzava i lavoratori, privi di permesso di soggiorno, ma in fase di emersione, nei campi siti nella provincia di Macerata e Fermo, sottoponendoli a gravi condizioni di sfruttamento. Estremamente precaria era la condizione a cui venivano sottoposti i lavoratori: gli stessi percepivano la retribuzione economica, ma venivano costretti a restituire gran parte dello stipendio.
I militari hanno raccolto, inoltre, le denunce di alcuni di questi lavoratori, stranieri, indigenti e alla ricerca di un rapporto di lavoro i quali, ormai esasperati dalle continue minacce del “caporale” e avendo percepito di essere stati raggirati dallo stesso, hanno deciso di rivolgersi ai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro che ha previsto per alcuni di loro il rilascio del permesso di soggiorno provvisorio per aver denunciato le gravi condizioni di sfruttamento in cui versavano.