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Un 13enne di Ancona, di religione islamica, potrà interrompere il digiuno legato al ramadan, perché la madre non musulmana lo ritiene pregiudizievole per il suo benessere psicofisico e per il suo rendimento scolastico, anche in vista dell'esame di terza media che si terrà tra poche settimane.
La decisione, prima del suo genere in Italia, è stata presa dal Tribunale di Ancona, che ha accolto in via d'urgenza il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Nobili e Bernardo Becci dello studio Nbbz di Ancona, per conto della madre, cui spetterà la decisione in via esclusiva.
I genitori, separati, hanno l'affidamento congiunto del figlio, anche se il padre vive all'estero da tempo. L'uomo, secondo la donna, avrebbe condizionato il figlio a rispettare il digiuno del ramadan, che quest'anno si tiene dal 2 aprile al 2 maggio, "disinteressandosi della contrarietà della madre, e in aperto conflitto con lei" si legge nell'istanza. Per i legali, "il ragazzo si sottopone agli impegni scolastici di studio e di relazione sociale in condizioni di debolezza fisica che ne compromettono seriamente i risultati". Una impostazione condivisa del giudice, che cita anche le linee guida per imam e guide religiose, che prevedono la non obbligatorietà del digiuno per bambini e adolescenti che non siano in età dell'obbligo della pratica religiosa. E se lo sono, il digiuno "è dovuto salvo che li debiliti, o arrechi loro danni alla salute o al rendimento scolastico". Senza avere sentito l'altra parte, il giudice ha lasciato alla madre la scelta e ha fissato già una nuova udienza per la comparizione delle parti, per l'audizione del minore, per la conferma, revoca o modifica del provvedimento.