POLITICA
Nelle Marche e in altre sette regioni torna sulla scheda lo storico simbolo del Partito Comunista Italiano
02 Settembre 2022

Dopo molti anni, ritorna sulla scheda elettorale il simbolo del Partito Comunista Italiano.

E' la "vera grande novità" delle politiche del 25 settembre, secondo il segretario regionale del Pci delle Marche Ruggero Giacomini, in lizza per la Camera nel plurinominale e nel collegio uninominale di Ascoli Piceno, che oggi ha presentato i candidati alla stampa ad Ancona.

Gli elettori troveranno la bandiera rossa con falce e martello sovrapposta al tricolore con la scritta Pci sulle schede elettorali "in 8 regioni tra cui le Marche", grazie "ai militanti del partito ed alle centinaia e centinaia di uomini e donne che sotto Ferragosto ai banchetti ci hanno messo la firma, per consentire questo importante passaggio democratico, da cui viene un segnale forte di speranza e di riscossa". "Rivoluzionare il presente, costruire il futuro" lo slogan del manifesto elettorale e della campagna di tesseramento. Nel programma prioritario il tema del lavoro: "più Stato meno mercato" la ricetta proposta per per contrastare il modello capitalista, "che ha reso il lavoro meno sicuro e più precario e che ha danneggiato l'ambiente". Sul fronte sanitario, serve "un'azienda farmaceutica di Stato collegata alla ricerca".
    No a ogni "discriminazione legata al sesso, alla religione, alla provenienza nazionale, contro ogni forma di razzismo e sessismo". No anche alla politica di "riarmo del governo Draghi che ci sta portando sull'orlo della guerra nucleare", anche se "Putin è un fascista". Il Pci prende le distanze da Italia Sovrana e Popolare, che fa capo a Marco Rizzo: "stanno cercando di intercettare la galassia no vax e no green pass - ha osservato Roberta Coletta, anche lei in corsa per la Camera -, noi siamo a favore dei vaccini, ma vogliamo più trasparenza nei contratti e pensiamo piuttosto al modello vaccinale di Cuba". Ma non c'è stata possibilità di alleanza neanche con Unione Popolare di Luigi De Magistris: "non siamo a favore dei partiti personali".

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