POLITICA
Marche - Parla Paolo Piattoni: "Indipendenza nasce per i cittadini"
25 Gennaio 2024

Il neonato Movimento Indipendenza inizia la sua attività politica nelle Marche con la conferenza stampa di presentazione, avvenuta oggi a San Benedetto del Tronto e con questa intervista fatta a Paolo Piattoni, Componente della Direzione Nazionale del Partito, guidato da Gianni Alemanno, ex Ministro delle Politiche Agricole e Forestali nella XIV Legislatura ed Ex Sindaco di Roma.

 

 

 

 

Perché è nata Indipendenza? 

“Indipendenza è la risposta ad una necessità di rappresentanza democratica, in un contesto di partiti personalistici e liste politiche bloccate che azzerano dibattito interno e confronto e non interpretano la volontà popolare. Le scelte sull’Ucraina sono emblematiche continua Piattoni. Il 70% degli italiani è contro la guerra, ma le forze politiche presenti in Parlamento continuano, con ostinazione, a finanziare ed armare Zelensky. È proprio qui che nasce Indipendenza, nata dalla frattura tra popolo e palazzo, dall’ampio movimento per fermare la guerra e dal suo Comitato. Raccogliendo le istanze di chi è stato colpito da campagne assurde, come l’obbligo vaccinale per andare a scuola e il green pass per lavorare”

 

Qual è la vostra posizione sull'Europa e come vedete le sue scelte politiche?  

“Con la caduta del muro di Berlino, nell’89, e l’implosione del Comunismo, il liberismo ha comprato e fagocitato tutto, usurpando il nome dell’Europa. La Ue è una struttura sempre più potente e prevaricatrice. La Ue non accetta aiuti di Stato, la Ue non accetta che si aiutino e che si difendano le proprie aziende, la Ue è lo strumento con cui il capitale aggredisce la ricchezza dei popoli. Nella Ue i ricchi diventano sempre più ricchi e tutti gli altri si impoveriscono. Chi difende gli interessi dei popoli dalle bastonate dei burocrati di Bruxelles? La Lega? I Cinque Stelle? Fratelli d’Italia? Hanno raccolto milioni di voti con quelle promesse, ma hanno tradito la nostra fiducia. Si sono puntualmente allineati alla politica che millantavano di voler rovesciare. Il risultato? Un elettorato sempre più deluso. E la costante crescita dell’astensionismo ne è la prova.” 

Quindi puntate all’ampio bacino elettorale di chi ormai è scontento e non va più a votare? 

Chi non va più a votare, oggi ha tutte le sue giuste ragioni. I salari restano fermi, mentre l’inflazione ed il debito pubblico corrono; le nostre aziende non sono difese; le politiche economiche della UE impongono restrizioni alla spesa pubblica, congelando ogni politica di sviluppo e imponendo tagli ai servizi, anche quelli sanitarie. Indipendenza nasce proprio per dare risposte e speranza agli interessi nazionali, una voce fuori dal coro” 

Cosa proponete ai cittadini italiani? 

“Serve una sterzata, serve rompere il tabù della spesa pubblica, serve investire per dare sicurezza sociale e servizi per un’Italia che vuole tornare a crescere economicamente e demograficamente. È la nostra rotta. Che parte dalla comunità, dalla presenza sui territori, dal tornare ad incontrarsi e parlare di politica e prospettive, dal confronto e dallo studio sinergico. Solo con la crescita di una nuova classe dirigente si può pensare di far evolvere il Paese.” 

Chi c’è nelle vostre fila e come vi definite? 

“Siamo gente libera con orizzonti aperti. Indipendenza non nasce né a destra né a sinistra, è formata da persone che amano l’Italia e si adopera per difenderla dal grande capitale speculativo che attacca i popoli con i fondi di investimento. Noi vogliamo riaffermare il primato della politica, del popolo e chiediamo una levata di scudi per la difesa dei diritti che vengono ripetutamente violati. Crediamo che l’Italia debba avere il coraggio di farcela con le proprie capacità, ponendosi in posizione neutrale rispetto ai conflitti, promuovere soluzioni diplomatiche nelle tensioni internazionali e guardando oltre l’Occidente.” 

In che senso? Come vi orientate a livello internazionale? 

“Crediamo che per ritrovare uno slancio nell’economia e nel mondo imprenditoriale, si debba guardare ad ogni opportunità e non solo al cosiddetto Occidente. Riteniamo un grosso errore l’uscita dalla Via della Seta, un’opportunità che offriva sbocchi da valutare, come dobbiamo guardare con interesse all’evoluzione dei Paesi emergenti.”

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