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Sono 52 le persone per le quali la Procura di Ascoli ha chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta sui Green Pass fasulli che ruota intorno al medico ascolano Giuseppe Rossi.
L'udienza preliminare è stata fissata per il 18 novembre prossimo.
Nell'ottobre scorso 16 indagati avevano nel frattempo chiesto di patteggiare. A queste persone, come anche agli altri, il dottor Rossi avrebbe favorito l'ottenimento di Green pass falsi senza sottoporli alla somministrazione del vaccino anti Covid 19.
L'inchiesta ha riguardato inizialmente 72 persone. A tutti gli indagati sono contestati in concorso i reati di falso ideologico, falso materiale commesso da pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni e la corruzione per atto contrario al dovere d'ufficio. Quest'ultimo reato, in particolare, comporta pene elevate, ma la legge prevede sconti di pena per chi in fase di indagine fornisce elementi utili per definire la vicenda oggetto d'inchiesta. Così hanno fatto i 16 che hanno chiesto di essere interrogati, hanno fornito un contributo all'indagine, e infine hanno chiesto di patteggiare, trovando il parere favorevole del procuratore capo Umberto Monti e del sostituto Mara Flaiani, titolari del fascicolo.
Per l'accusa, le figure chiave dell'inchiesta, oltre al dottor Rossi, sono altri quattro indagati che fra settembre e dicembre 2021 avrebbero fatto da intermediari fra il medico e altri pazienti per ottenere il Green pass senza vaccinarsi, pagando in cambio al dottore 100 euro per ogni ciclo vaccinale non effettuato. Anche Rossi in sede di indagini ha ammesso le proprie responsabilità; oltre che dei reati comuni contestati agli indagati, la Procura lo accusa di peculato e tentata truffa ai danni dello Stato per le dosi di vaccino che ricevute dal servizio sanitario nazione e di cui si è disfatto gettandole nell'immondizia.