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Una maxi truffa in danno di un centinaio di risparmiatori concretizzata attraverso la raccolta abusiva di denaro, tra il 2015 al 2019, in assenza di iscrizioni, abilitazioni o autorizzazioni delle Autorità del settore e che è stata quantificata in circa 26,5 milioni di euro, di cui solamente poco più del 50% rimborsati, attraverso la simulazione di una parte dei rendimenti di spettanza, secondo il cosiddetto "Schema Ponzi".
Le risultanze di un'inchiesta eseguita dalle Fiamme Gialle di Ascoli Piceno, e coordinata dalla locale Procura, ha portato a richieste di giudizio e a un'udienza preliminare tenuta oggi.
Le difese hanno presentato eccezioni sulla competenza territoriale: il giudice Matteo Di Battista si è riservato sulla richiesta e ha rinviato al febbraio prossimo.
Truffa e abusivismo finanziario sono i reati contestati a soggetti residenti in provincia di Ascoli Piceno, Bolzano, Roma, Tivoli, Guidonia Montecelio (Roma), Palma di Montechiaro (Agrigento) e Orvieto (Terni). Si tratta per lo più amministratori di società, operanti in diversi ambiti, dalla consulenza per la gestione della logistica aziendale e altre attività professionali a quella del commercio all'ingrosso di prodotti alimentari. Le società incriminate avevano sede in Repubblica Dominicana, Nuova Zelanda e Austria. Da qui il nome dell'operazione "Santo Domingo" nell'ambito della quale la Gdf procedette al sequestro preventivo di beni per un controvalore di 4 milioni di euro tra i quali terreni, immobili, conti correnti, gioielli, veicoli.
Vittime delle truffe oltre 100 persone, risparmiatori di Trentino Alto Adige, Sicilia, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Abruzzo, Lazio e Puglia: dopo essere state convinte dai promoter a sottoscrivere investimenti e ad eseguire i relativi versamenti, non si erano viste corrispondere alcun interesse pattuito dalle società d'investimento, che invece si sarebbero appropriate dell'intero capitale.