VARIE
Whatsapp "gira" i messaggi ogni 15 minuti all'FBI: ecco il documento
07 Gennaio 2022

La celebre agenzia governativa americana, l'FBI può avere accesso ai dati scambiati tramite le piattaforme di messaggistica. A renderlo noto è un documento divulgato sul sito del giornale Rolling Stone, grazie all'interessamento dell'associazione Property of the People che ha avuto accesso al documento riservato, usufruendo di una legge che garantisce l'accesso agli atti amministrativi.

 

Si tratta della Freedom of Information Act (FOIA), legge degli States del 1967 che dà il diritto di ottenere l'accesso ai documenti di qualsiasi agenzia federale. Il dossier del Bureau, rivela infatti, che per motivi di sicurezza, l'agenzia può accedere ai contenuti dei messaggi scambiati per svolgere indagini. 

 

Leggendo il paper emerge che le piattaforme più veloci nel fornire aggiornamenti, sono WhatsApp, che ogni 15 minuti "invia" informazioni e iMessage, il servizio di messaggistica di proprietà di Apple; il documento inoltre sottolinea che WhatsApp è l’unica applicazione di messaggistica a svelare mittente e destinatario del messaggio.

Ryan Shapiro, direttore della Onlus Property of the People, ha dichiarato a Rolling Stone che "la privacy è essenziale per la democrazia" e che "la facilità con cui l'FBI sorveglia i nostri dati online, estraendo i dettagli intimi della nostra vita quotidiana, minaccia tutti noi e apre la strada a un governo autoritario".

 

 

Qui sotto il documento in questione, intitolato: "La capacità dell'FBI di accedere legalmente al contenuto e ai metadati delle app di messaggistica sicura". 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da parte di WhatsApp ed Apple la reazione è stata simile, nel sottolineare che gli scambi di messaggi sono protetti dalla crittografia end-to-end, introdotta lo scorso ottobre, per cui il contenuto dei messaggi degli utenti, non possono essere letti direttamente dall'agenzia. Come dire che serve un'autorizzazione supplementare da parte delle due compagnie.

 

Ma nel documento si legge, oltre all’irritazione dell’FBI che sottolinea i ritardi di consegna dei dati da parte delle app, colpevoli di non condividere le informazioni in tempo reale, anche che le altre applicazioni per scambiare messaggi, invece non forniscono dati senza l'approvazione dell'utente; è il caso di Signal, che fornisce solo data e ora e Wickr che invia i dati su quando è stato creato il proprio account e le informazioni di base sugli abbonati, ma non i metadati.

Ultime notizie