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L'interesse del mercato russo per le scarpe italiane, e per quelle marchigiane in particolare, è immutato, ma "il problema è come evadere i pagamenti degli ordini che sono stati portati a casa".
Lo dice il vicepresidente di Assocalzaturifici Valentino Fenni, tracciando un bilancio dell'Obuv di Mosca, una delle più grandi fiere internazionali di calzature e pelletterie, a cui hanno partecipato una cinquantina di imprenditori italiani, nonostante la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia, suscitando non poche polemiche.
Il settore chiede al governo "misure immediate e straordinarie".
"Dobbiamo solo sperare che la guerra finisca al più presto", dice Luca Guerrini, amministratore di Blue star che produce scarpe da uomo a Montegranaro (Fermo). che parla di "un blocco insormontabile" per i pagamenti. "Partiamo ad esempio dagli acconti che devono versare su un ordinativo - spiegano Fenni e Guerrini -. In genere si versa il 20-30% così che le nostre aziende possono avviare la produzione. Il punto è che i clienti russi vanno sì nelle loro banche ed effettuano il bonifico, ma la transazione viene bloccata negli istituti di credito italiani e spesso rifiutata e rispedita al mittente". In questo modo "i russi si trovano per alcune settimane senza la loro liquidità e noi in attesa di una transazione che praticamente sempre non va a buon fine, col risultato che la commessa viene bloccata e quindi persa", sottolineano i due imprenditori. "Tutto questo rischia di farci perdere per sempre i nostri clienti", aggiunge Guerrini, che ricorda invece come ci siano dei mercati, "Turchia e Cina su tutti, pronti a subentrare, dato che loro non applicano alcuna sanzione e le transazioni tra questi Paesi e la Russia sono ammesse".